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Nel banner particolari di: Xeroritratto di Bruno Munari; Munari 1966, fotografie di Ada Ardessi, Biennale di Venezia courtesy ISISUF Milano; Munari 1950, fotografia di Federico Patellani; Munari con Macchina Inutile 1956, fotografia di Aldo Ballo
 
 
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B. Munari, cover Linea Grafica luglio - agosto 1954

V. Viganò, Munari et le mouvement, in Aujourd'hui n.4 settembre 1955

Catalogo della mostra personale Bruno Munari. Opere 1930-1988, Villa Laura, Cerneglons (Udine), 1988

E. Parodi Bruno Munari. La casa nella casa Casa Arredamento Giardino n. 33/1973

B. Munari Fotografie col pennello Fotografare n. 8 Febbraio 1942

K. Yamaguchi Buongiorno! Bruno Munari Mizue n. 73 May Tokyo 1965

S. Takiguchi a silhouette of Bruno Munari Graphic Design n.3 Tokyo 1960

Bruno Munari Ricostruzione teoriche di oggetti immaginari, Milano 1956

Bruno Munari in Who’s who in graphic art, Zurigo 1962

Bruno Munari, Sotto vetro, Grazia, 5 novembre 1949

Intervista a Silvana Sperati, 2 gennaio 2022

Bruno Munari, Vienimi a trovare presto, abito alla terza magnolia, Corriere della Sera, 5 febbraio 1980

Bruno Munari, Proiezione diretta e a luce polarizzata, in Rivista Internazionale d'Illuminazione 1961

Carteggio Enrico Baj per la realizzazione di una antologica a Milano da dedicare a Munari (zip file 3 Mb)

Réalités Nouvelles, numéro 5 juin 1951 Paris

Catalogo Le persone che hanno fatto grande Milano: Bruno Munari marzo 1983, Milano

Invito per la mostra Libri Illeggibili, Libreria Salto Milano, 1950

Società Italiana del Linoleum, Applicazioni del linoleum per rivestimenti di mobili e parti, Milano, 1936

B. Munari, Movo Modelli Volanti e Parti Staccate Catalogo Movo 1937

B. Munari, Le possibilità espressive formali e cromatiche sperimentate nella stampa della pellicola cinematografica Ferrania 1966

Depliant personale Galleria Nomen Barcellona 1982

B. Munari, Il cinema di ricerca, Gli oggetti a funzione estetica Firenze, 1969

Madornale apparecchio per ottenere la luce, Humor nel mondo, Milano 1949

Invito alla mostra Xerografie Originali, Galleria Serendipity, Roma 1968

S. Fukuda, Y. Yonekawa, Xerography. Bruno Munari's Originals in Graphic Design n.20 1965

L. Vergine, Arte Cinetica in Italia Conferenza Galleria Nazionale d'Arte Moderna Roma 11 marzo 1973

C. Campanini, Dalle macchine inutili alle sculture da viaggio La Repubblica 9 gennaio 2019

A. Tanchis, Le interviste di AD: Bruno Munari, AD aprile 1982

P. Antonello, Le lezioni americane di Bruno Munari Doppiozero 2018

B. Munari, La scoperta del quadrato, a cura del centro P.R. della Mobili Mim, Roma 1962

Sculture da viaggio di Munari, La Notte 19-20 giugno 1958

B. Munari, Pittura, Humor nel mondo 15 agosto 1949

Intervista a Munari, fondo Rinascente - Università Bocconi, 21 maggio 1981

B. Munari, Fantasia materia prima in Tempo 20-27 febbraio 1941

B. Munari, L'arte è una in Tempo 4-11 marzo 1943

R. Carrieri, Munari si diverte in Tempo 27 marzo - 3 aprile 1948

B. Munari, Supplemento gesticolato al dizionario italiano in La Domenica del Corriere 10 agosto 1958

F. Caroli, Munari: sassi carta e un mondo di meraviglie, in Corriere della Sera 20 luglio 1979

B. Munari, Fermare l'immagine, in Tempo n. 206, Milano, 6–13 maggio 1943

D. Buzzati, Il folletto Munari – Quarant'anni di nuove idee, Corriere della Sera, 22 ottobre 1971

Film Festival organizzato da Pontus Hulten: Proiezioni di Munari al Moderna Museet di Stockholm nel 1958

Depliant della mostra collettiva a Krefeld nel 1984

D. Buzzati, Ha fatto un libro strappando le pagine, in Corriere d'Informazione 10 dicembre 1955

Concavo e Convesso, in Domus ottobre-dicembre 1947

B. Munari, Manifesto dei multipli, Centro operativo Sincron, Brescia, 1968

B. Munari, Manifesto dei multipli, Centro operativo Sincron, Brescia, 1970

B. Munari, Guerra e Pace - Si cammina così - Sentirò la mia voce al telefono, in Humor nel mondo n°1, Giugno 1949

G. Kosice, Las búsquedas experimentales de Munari, in Geocultura de la Europa de hoy Ediciones Losange, Buenos Aires, 1959 (espanol)

B. Munari, Tanti saluti con fantasia, in Stampa Alternativa Roma 1987

R. Carrieri, Munari illusionista degli spazi, in Natura nov-dic 1932

B. Munari, L'Abecedario di Munari, Stile Robinson, Una casa a Fiumetto in Stile n. 30 Giugno 1943 Garzanti Editore

Marylin McCray, Catalogue Electroworks (excerpts), International Museum of Photography & Film, George Eastman House Publisher, Rochester N.Y., 1979

B. Munari, La grafica tridimensionale di Max Huber, in Design n. 4, Bergamo 1975

Bollettino del MAC N.1 - Oggetti Trovati

B. Munari, Belle e Brutte, in L'Automobile - marzo 1967

B. Munari, Surrealismo. E’ un film di Grandi Firme, in Le Grandi Firme - giugno 1938

B. Munari, Diagramma, in Orpheus - dicembre 1932

M. Datini jr., Notizie delle arti, in Le Arti luglio -agosto 1970

B. Munari, Dall'individualismo al collettivismo, in Arte Centro Milano, aprile - giugno 1975

Gruppo Q, Munari. Spazio Abitabile, Stampa Alternativa, Roma, 1999

C. L. Ragghianti, in Catalogo della mostra Ricerche visive, strutture e design di Bruno Munari La Strozzina, Palazzo Strozzi, Firenze, 1962

Bruno Munari, Astratto e concreto, in Catalogo della mostra Arte concreta, 9-24 aprile 1983, Palazzo del Ridotto Cesena, Ed. Industria Litografica SILA, Cesena 1983

M. Perazzi, Questo è il mio segreto, non mi arrabbio mai, in La Domenica del Corriere 26 marzo 1983, n.13 anno 1985

A. Segàla, Bruno Munari, in Epoca 28 novembre 1986, Milano, pp. 88-92

A. Linke, Bruno Munari: le regole del genio, in Frigidaire 1987

A. Nosari, Ansia di velocità, in L'Ala d'Italia 1 ottobre, 1938


 
Negativi-positivi


 

Le pitture negative-positive sono tra le opere più note di Bruno Munari, proviamo a descrivere questa ricerca nei suoi aspetti formali, estetici e didattici.



Negativo-positivo 1951
tavola cm 80x80
coll. priv.





negativo-positivo 1951 cm 32x32
coll. priv. new york




negativo-positivo 1978
coll. priv.


Con l'astrattismo il soggetto diventa la pittura stessa, cioè forme e colori liberamente inventati.
L'astrattismo concreto, libero dagli intralci della narrazione, del significante, del realismo o del surrealismo, del simbolismo o dell'espressionismo, propone forme autonome, che non sono figure della realtà, ma realtà autonome esse stesse, realtà concrete.

L'arte concreta viene definita da Gillo Dorfles quella che... è basata soltanto sulla realizzazione delle intuizioni dell'artista, rese in concrete immagini di forma-colore, ...miranti a cogliere solo quei ritmi, quelle cadenze, quegli accordi, di cui è così ricco il mondo dei colori.

Con i negativi-positivi ogni forma, ogni parte della della composizione, sta in primo piano o sullo sfondo a seconda della lettura di chi guarda.



...nel disegno tradizionale la linea è un contorno di una figura
(la forma del fondo non è considerata)

[Bruno Munari, appunti]



CONTORNO la linea disegna solo verso l'interno
CONFINE SPAZI EQUIVALENTI la linea disegna dai due lati

[Bruno Munari, appunti]



la linea dei negativi-positivi disegna dai due lati
è un confine tra le forme
è un confine tra figura e fondo
Qual'è la figura? qual'è il fondo?

[Bruno Munari, appunti]



la linea è un confine tra due forme equivalenti
la figura e il fondo si equivalgono
A e B assieme in un quadrato o anche isolate
L'effetto che ne risulta fa sì che ogni forma che compone l'opera sembra che si sposti, che avanzi o che vada indietro nello spazio ottico percettivo dello spettatore, creando una dinamica cromatica, una instabilità ottica secondo come lo spettatore prende in considerazione ogni forma.

[Bruno Munari, tratto da I negativi positivi, Corraini, Mantova 1986]

I negativi-positivi sono elaborati nella forma curva a partire dal 1940, le prime realizzazioni sono degli anni 1948-1949 e con il quadrato a partire dal 1950.



Uno dei primi negativi-positivi viene esposto a Parigi nel 1951 ma la prima mostra viene allestita alla Galleria Bergamini di Milano nel marzo del 1952.
Nella fotografia si vede, sulla parete della Galleria Bergamini, il negativo-positivo giallo-rosso oggi presente nella collezione IntesaSanpaolo.



Un negativo-positivo diventa la copertina del Bollettino Arte Concreta n.5 del 20 marzo 1952.



La rivista Art d'aujourd'hui pubblica in copertina un negativo-postivo nel 1952.



La rivista Domus nel settembre del 1952 dedica un articolo ai negativi-positivi. Nel testo è scritto: questi oggetti a superficie piana dipinta si chiamano negativi-positivi perché ognuna delle parti che li compongono è autonoma, come i pezzi che compongono un motore; non esiste una parte che fa da fondo alle altre, ma tutte assieme fanno l'oggetto... ed ecco la necessità di tenere conto, quando si disegna, di quello che si viene disegnando, non solo da una parte ma da tutte e due le parti della linea.



Parlano di negativi-positivi anche la rivista giapponese Idea nel gennaio del 1954, la rivista Magazine of Art di New York nel maggio del 1954 e la rivista Interiors di New York nell'agosto del 1954 che pubblica in copertina un negativo-positivo a cui è sovrapposto un concavo-convesso.



astratto, il fondo fa parte della terza dimensione
profondità atmosfera spessore rilievo
concreto ---> senza fondo
- dietro le forme concrete non c'è più nessun fondo
- ogni forma che è nel quadro ha un esatto valore compositivo
il quadro vive in ogni punto
La linea A disegna nel quadrato due rettangoli
La linea A disegna dalle due parti contemporaneamente
I NEGATIVI-POSITIVI sono disegnati con questa nuova linea
- dietro queste forme non c'è nessun fondo
il quadro concreto è un oggetto vero come un cucchiaio, un uomo, una bicicletta
è se stesso e non rappresenta un'altra cosa
è se stesso in ogni sua parte
la vecchia linea disegnava solo da una parte
nuova linea, senza fondo

[Bruno Munari, appunti in forma grafica, 1950]



Negli anni cinquanta Munari non aveva committenti a sufficienza per realizzare tutti i negativi positivi abbozzati durante le sue ricerche visive. Per questo motivo Munari realizza dei disegni preparatori su carta e marca con un asterisco o con il nome dell'acquirente (ad esempio: per Dorazio, per Rogers, per Bianconi, ecc) solo i progetti realizzati.
Per la stessa causa è anche frequente trovare una doppia datazione (ad esempio 1950-1977) necessaria ad indicare l'anno della progettazione e l'anno della effettiva realizzazione.
Molti negativi-positivi vengono realizzati negli anni '80 e '90 quando cresce l'interesse di galleristi e collezionisti.



Si riportano alcune delle annotazioni sui bozzetti preparatori

- ogni elemento che compone il quadro deve poter essere considerato il "soggetto"
- non ci deve essere un soggetto posato sul fondo (come una "natura morta")
- uno degli elementi può essere intravisto - accennato
- non si può fare l'opera d'arte NUOVA usando gli elementi della pittura vecchia
- il segno che disegna i negativi-positivi - disegna dalle due parti - è un confine (e non un esterno)
- il segno tradizionale è un contorno (disegna solo da una parte)



Bruno Munari, progetti di negativi-positivi, 1950

annotazione: l'occhio completa il quadro?




Bruno Munari, progetti di negativi-positivi, 1950

annotazione: il quadrato come modulo spaziale

il quadrato è l'elemento base con il quale vengono costruite le forme dei negativi-positivi


Il Quadrato

Con le sue possibilità strutturali ha aiutato artisti e architetti di ogni epoca e di ogni stile a dare uno scheletro armonico su cui fissare la costruzione artistica. E' quindi presente in ogni stile di ogni popolo e di ogni epoca sia come elemento strutturale che come superficie portante e determinante di una particolare decorazione.

[Bruno Munari, Arte come mestiere, Laterza, 1966]


La forma che compone l'opera sembra in primo piano o sullo sfondo a seconda di ciò che percepisce l'occhio dello spettatore.

Un effetto simile [...] si ha nella comune scacchiera per il gioco degli scacchi: è difficile stabilire se si tratta di una superficie bianca coperta in parte da quadrati neri e viceversa. Ogni volta che tentiamo di fissare una situazione, questa si capovolge immediatamente nell'altra.
Naturalmente la scacchiera non ha interessi di carattere estetico poiché la quantità di nero e bianco sono equivalenti. Nei negativi-positivi invece l'autore cerca di creare anche un interesse estetico dato da sproporzioni quantitative di spazio e colore.

[Bruno Munari, Codice ovvio, Einaudi, 1971]


I negativi positivi sono importanti oltre che per le forme, aperte a differenti letture percettive, anche per gli accostamenti cromatici spesso inusuali; nella partitura cromatica di ciascun negativi-positivo è determinante sia la quantità di colore, sia la tavolozza dei colori prescelti per la composizione, sia il tono di ciascun colore.

Quanti sono i colori? Secondo alcuni campionari, in uso tra i grafici, vi sono fino a 1200 colori visibili, catalogati, numerati. Munari usa particolari tipi di blu, di rossi, di gialli, di grigi, di rosa, con colori ad olio, carte colorate, tempere, acrilici, su supporti differenti (ogni colore cambia secondo la materia sulla quale è fissato) quali tavole, tele, carte, lamiera, ferro, alluminio.


Ecco alcuni esempi di negativi positivi:





negativo-positivo a linee curve
olio su tavola cm 68 x 68
anni '60 coll. priv.





negativo-positivo cm 80 x 80, 1967
olio su tavola
coll. priv.





negativo-positivo acrilico su tavola
cm 50 x 50, 1991
coll. priv.





negativo-positivo acrilico su tavola sagomata
cm 50 x 50, 1995
coll. priv.



I negativi-positivi nascono negli anni cinquanta quando sono di moda i realismi, l'arte gestuale, l'arte informale.

Munari risponde con forme razionali e tinte piatte, con accostamenti di colori inusuali ma sapienti, che fanno vibrare l'occhio.





Nell'esempio riportato qui sopra è evidente che:
- la forma sagomata aperta consente all'ambiente di entrare nel quadro
- la scelta compositiva operata da Munari è costruita a partire da 4 parti: rosa, giallo, nero e grigio
- le parti hanno forme che ci consentono di scegliere percettivamente cosa sta in primo piano e cosa sullo sfondo
- la scelta delle forme ha valore estetico
- tali forme sono costruite a partire da un modulo quadrato di base
- tali forme pesano all'incirca 1% nero 15% giallo 39% rosa 45% grigio
- tali pesi rappresentano una scelta compositiva e costituiscono la partitura cromatica di questo negativo-positivo
- i toni dei colori sono forti ma la composizione risulta elegante
- le tinte prescelte (un certo tipo di rosa, di giallo, ecc) hanno valore estetico, ovvero ci propongono la bellezza di un certo tipo di rosa, di giallo, di grigio
- rosa e grigio si compenetrano, il giallo sostiene, il perno nero vivacizza, attorno molto spazio bianco


Per la prima volta i colori si muovono nella pittura avanti e indietro secondo la volontà dell'osservatore.
Ma a cosa serve, dice il rag. Colombo?
Serve a muovere l'immaginazione, a vedere le cose anche in altri modi.

[Bruno Munari]



   
 
Forme colorate


 


Negativo-positivo 1951
cm 50x50 tavola sagomata
coll. priv.




Negativo-positivo 1951
cm 40x40
coll. priv.



La passione per la ricerca di una purezza nell'arte visiva mi ha portato a queste forme che io ho definito «negativi-positivi». Si tratta in genere di due o più forme geometriche incastrate assieme in modo da formare una unità come, per esempio i quadrati bianchi e i quadrati neri formano la scacchiera.
Questi oggetti (che non definisco pitture anche se sembrano quadri astratti) danno al colore una nuova vitalità ovvero una possibilità di «double focus» (come scrisse George Morris su "Magazine of Art", New York) «...but his interest lies further in the advance and recession of planes...». Se noi osserviamo una scacchiera non possiamo dire se è un fondo nero coperto di quadrati bianchi o se è un fondo bianco di quadrati neri, questa situazione crea nel bianco e nel nero che compongono la scacchiera una mobilità di avanzamento o di recessione, nel piano ottico tra l'osservatore e l'oggetto e oltre l'oggetto.
Questo effetto del colore non era mai stato considerato in pittura. Anche le pitture astratte dei grandi maestri erano una rappresentazione verista di forme astratte poggiate sopra un fondo come una natura morta di ritagli, o volanti in uno spazio che faceva da fondo. Risulta evidente che il colore di quel fondo era destinato a restare sempre dietro le forme rappresentate, era un colore statico non sfruttato per le sue proprietà dinamico-ottiche che qualunque colore può avere.
Nei negativi-positivi invece si ha una composizione di forme colorate che, per la disposizione sulla superficie (di solito quadrata) e per l'intensità del colore, dà questa sensazione di movimento del colore come se si avvicinasse o si allontanasse rispetto all'osservatore.
Il colore quindi viene ad avere una possibilità dinamica che mai aveva avuto prima.


Bruno Munari, dal pieghevole della mostra le cose serie di bruno munari, milano, febbraio 1958, studio di architettura di Mario Brunati, Sandro Mendini, Ferruccio Villa.





Negativo-positivo 1950-77
cm 100x100
coll. priv.





negativo-positivo 1950-89
cm 70x70 coll. priv.

Negli anni cinquanta, durante le ricerche sulla percezione visiva che portarono alla realizzazione dei dipinti negativi-positivi, conducevo anche un'altra ricerca che si potrebbe definire complementare a quella dei negativi-positivi. Questi si basavano sulla percezione visiva di una situazione ambigua: non si può definire qual'è la figura e qual'è il fondo di questi dipinti perché figura e fondo sono combinati sia formalmente che cromaticamente in modo da apparire nell'una o nell'altra situazione, quella di figura e quella di fondo.

Questo fenomeno percettivo, già studiato dalla percettologia (vedi gli esperimenti di Kanisza) comunica, in modo anche estetico, l'ambiguità della percezione. Comunica uno dei tanti aspetti dell'arte visiva moderna e, logicamente, lascia da parte altri fenomeni interessanti.

Io sono curioso per natura e mi interessano queste indagini sul come la gente vede le cose, le immagini, i colori, le materie. E quindi, in quel perido mi occupai della percezione dei segni. Tutta la calligrafia giapponese (specialmente) da un grande valore al segno, al come viene tracciato. Un segno comunica anche l'energia (o l'assenza di energia) con quale è stato tracciato. [...] Un segno comunica anche attraverso il colore la materia e la texture.

Mentre i negativi-positivi sono costruiti con tinte sature piatte, senza alcun segno espressionista, in uno spazio geometrico organizzato da ritmi rigidi, e dove tutto lo spazio è significante; i segni sono invece delle forme appoggiate su di un fondo, senza problemi di ambiguità percettiva, dove il valore è dato dall'energia, dal colore materico, dalle dimensioni, dai collegamenti, dagli spazi vuoti.
Si tratta quindi di due ricerche complementari, parallele e simultanee, dove ognuna approfondisce un argomento di percezione visiva e di comunicazione estetica.
I due argomenti sono complementari, e l'insieme delle due ricerche è, in fine, un negativo-positivo.


[Bruno Munari, Simultaneità degli opposti, Corraini, 1989]





simultaneità degli opposti, tempera su carta, 1951





simultaneità degli opposti
opere su carta 1951



I primi negativi-positivi (definiti con ironia quadri quadri, ovvero quadrati per quanto concerne le dimensioni) sono limitati alla superficie del quadro, successivamente Munari passa ai negativi-positivi sagomati dove il colore della parete o dell'ambiente entra a far parte della composizione, eccone alcuni esempi:





negativo-positivo sagomato





passaggio a nord-ovest? 1995
negativo-positivo nell'ambiente, altezza 3 metri, collocato nel Parco della Scultura in Architettura di San Donà del Piave.

Un passaggio che prima non c'era. Un passaggio che non ha funzione pratica, ma una importante funzione psicologica. Passa solo una persona alla volta. Passa da una realtà quotidiana a una realtà fantastica, dove la logica non ha senso. Per la prima volta si attraversa un'opera d'arte. Dall'altra parte si trova una natura in parte inventata. C'è un viale di alberi disposto con la prospettiva capovolta. Non c'è il lupo. In questa zona si può fantasticare, c'è qualcosa di diverso. Si può essere stimolati a fare progetti artisti dentro di sé. L'arte appare quando uno non sa quello che fa.
[Bruno Munari]


Munari realizza anche un negativo-positivo a 3 dimensioni, dove un foglio di lamiera quadrata viene tagliata e piegata creando un volume-scultura in cui i pieni ed i vuoti creano forme negative-positive.





Quadrato nella terza dimensione, lamiera verniciata, 1951-91, riedizione in 9 copie del 1991, esposto al PS.1 di New York nell'ambito della mostra Minimalia (1999)



Munari realizza anche negativi-positivi con motore, in questo caso le forme in movimento generano un rapporto dinamico, temporale, tra le figure e il fondo.





Negativo-positivo a 3 dimensioni
scultura motorizzata in ferro
8 esemplari 1955-1990
Courtesy Galleria dell'Incisione Brescia



un altro momento - a fine corsa - del negativo-positivo motorizzato
Courtesy Galleria dell'Incisione Brescia


Con i negativi-positivi le forme sagomate danno modo alla parete, all'ambiente circostante di entrare nel quadro. Munari è partito dall'idea di quadro quadro e termina con la violazione del codice, andando oltre la cornice, oltre il quadro come contenitore.
Allo stesso modo altri artisti negli stessi anni spostano la propria attenzione verso il quadro-oggetto (Gruppo Madì), lo spazio (Lucio Fontana), la percezione (Mario Ballocco)





mario ballocco grata 1952



Nella seconda metà degli anni '70 vengono prodotte le pitture acriliche con le quali la pittura a tinte piatte trova una tecnologia adatta a far scomparire ogni vibrazione non necessaria di colore.


Negli anni '80 e '90 vengono realizzati da alcuni artisti che collaborano con Bruno Munari, come Piero Risari e Paolo Minoli, e da alcuni artigiani molti negativi-positivi a tinte acriliche. Munari descrive le tinte da utilizzare, le dimensioni e le forme attraverso dei progetti su carta. Nelle intenzioni dell'autore questi progetti sono pensati a corredo dell'opera realizzata.
La realizzazione di questi negativi positivi è seguita con precisione dall'artista, la sua attenzione è rivolta, in modo particolare, alla parte progettuale: l'idea sta nel progetto. Le opere a tinte piatte devono sembrare realizzazioni seriali quasi tipografiche.



L'influenza di Mondrian su Munari

Quanto Mondrian c'è nei negativi-positivi di Bruno Munari?
Quanta segmentazione asimmetrica dello spazio compositivo, così tipica delle opere astratte di Mondrain, è leggibile nelle opere negative-positive di Munari?

Una prima riflessione si può fare andando a rileggere un paio di domande fatte a Bruno Munari in due differenti interviste.

Nel catalogo della mostra Bruno Munari all'Università di Parma del 1979 Arturo Carlo Quintavalle domanda:
Dove (se) ha conosciuto le esperienze di Calder, che crediamo direttamente da collegare ai progetti di certe macchine inutili degli anni '30?
"Conobbi i mobiles di Calder, da informazioni avute da Prampolini che in quel tempo stava tra Parigi, Roma, Milano. Prampolini mi mostrò anche delle opere di Mondrian e fui molto colpito dalla essenzialità e dal modo di occupare lo spazio di questo artista. Questa conoscenza mi seguirà poi per sempre e, decisamente, determinò molte operazioni relative a miei lavori a due o più dimensioni."

In una intervista pubblicata sul catalogo della mostra Munari scultore (Edizioni Morra) a Napoli nel 1990 Michele Bonuomo domanda:
Il suo è un lavoro globale, ma come mai i riferimenti più forti sono all'architettura, il design e meno alla ricerca artistica tout court?
"È vero fino ad un certo punto. Quando nel passato ho lavorato ai negativi-positivi il mio problema era uscire da Mondrian: ho ancora le sue ortogonali dentro di me... A furia di semplificare, di arrivare ai colori primari, Mondrian ha occupato lo spazio della tela in modo asimmetrico al fine di trovare un equilibrio. Era difficile uscire da questa gabbia. Attraverso i miei negativi-positivi ho tentato di arrivare ad un altro tipo di equilibrio. E credo di esserci riuscito."




negativo-positivo acrilico su tavola
cm 60 x 60, 1950-1987
coll. priv.





cm 50x50 collage, 1975
coll. priv.





Una forma classica di negativo-positivo
acrilico su tavola cm 80 x 80, 1987
coll. priv.





cm 80x80 acrilici su tela, 1987
coll. priv.





cm 80x80 olio su tavola, 1964
coll. priv.




negativo-positivo
h 3 metri
coll. priv.



   
 
Note d'archivio


 

I negativi positivi
Bruno Munari in Domus n. 273 1952




negativo-positivo 1951 cm 80x80
coll. priv. new york




negativo-positivo 1950 cm 35x35
coll. priv.




negativo-positivo 1975 cm 80x80
coll. priv.


Arte concreta
Il mondo dell'arte concreta è un mondo a sé, non paragonabile alle altre forme di arte narrativa o astratta. Non è possibile, infatti, capire l'arte concreta osservandola con lo stesso interesse col quale si osserva un'opera di arte astratta o narrativa. Nell'arte concreta non c'è racconto, non c'è significato nel senso letterario, non c'è rappresentazione, siamo nel mondo dei rapporti armonici, dei nuovi rapporti armonici, dei puri equilibri, e dei colori o forme espressivi per sé stessi e non in quanto rappresentato qualcosa di altro. Un azzurro non è un cielo, un verde non è un prato, anche se dentro di noi questi colori risvegliano sensazioni di cieli e di prati.
L'opera d'arte concreta non è più nemmeno definibile nelle categorie pittura, scultura ecc.: è un oggetto che si può appendere al muro o al soffitto, o appoggiare per terra. Qualche volta può assomigliare a un quadro o a una scultura (nel senso moderno) ma non ha niente in comune con questi. La caratteristica delle opere d'arte concrete sta nel fatto che forme e colori e movimenti sono usati non per rappresentare qualche cosa d'altro (come per esempio in un quadro narrativo un azzurro rappresenta un cielo) ma per essere sé stessi nel massimo della loro potenza espressiva. Una forma plastica non sarà mai dipinta ma concreta, non raffigurata, ma vera; concreto infatti si oppone ad astratto e a narrativo. Concreto è l'oggetto vero, astratta è la sua rappresentazione in un dipinto.
Non possiamo dimenticare che molta gente è ancora abituata a cercare un significato nelle opere d'arte moderna; cercano l'immagine fatta (come certe frasi fatte della letteratura) e non sanno che queste immagini fatte sono l'ostacolo davanti al quale la loro immaginazione si ferma e impedisce allo spirito di vibrare di fronte all'arte.



negativo-positivo 1951




negativo-positivo 1950



Gli oggetti concreti
I primi astrattisti hanno abolito tutto ciò che impediva una chiara visione dell'arte, hanno abolito tutte le funzioni, i trucchi ottici ecc. Nessun pittore astrattista penserebbe oggi di ritornare al chiaroscuro per le sue pitture astratte. Oggi molti sanno che per esprimere una sensazione pittorica useranno i colori, per esprimere un'idea plastica useranno la plastica cercando la materia più adatta alla forma pensata. Ma non tutto è stato esaminato in questa ricerca della purezza espressiva. Molti pittori astrattisti usano ancora gli accordi tonali della vecchia pittura col risultato di comporre una «natura morta» astratta, di forme irriconoscibili. Molti pittori, anche tra i più moderni, usano ancora disporre la loro composizione sopra un fondo bianco o colorato. Ma anche il fondo fa parte della vecchia pittura e va abolito come il chiaroscuro e la prospettiva.
(Intendiamoci: queste ricerche dell'arte concreta non vogliono abolire tutta l'altra arte, sia narrativa o astratta. Si sa che quando dobbiamo narrare un episodio e non abbiamo altro mezzo che la pittura, per una decorazione murale, per un manifesto di propaganda, per una illustrazione ecc. useremo tutti i mezzi della pittura narrativa e quindi il chiaroscuro, il fondo, la prospettiva, ecc., ma ora siamo nel campo delle ricerche concrete e parliamo di questo).
Le opere d'arte concreta sono quindi degli oggetti, dipinti o plastici, senza alcun significato narrativo. Essi non hanno quindi né chiaroscuro finto, né volume finto, tutto è concreto come in una macchina o in un violino.




negativo-positivo 1951
olio su tavola cm 50 x 50
coll. priv. Monte San Savino (Arezzo)

Esposto per la prima volta nella mostra "Quadri quadrati plastici e nuove macchine inutili di Bruno Munari" alla Galleria Bergamini (Milano) nel 1952.


I negativi-positivi
Sono degli oggetti concreti, simili a pitture perché dipinti su una superficie piana ma non sono pitture nel senso tradizionale perché non hanno nessuno degli elementi che componevano la vecchia pittura. Effettivamente oggi non si può fare della nuova pittura usando i vecchi schemi, eppure molti pittori fanno ancora dell'astrattismo tonale o impressionista; si tratta sempre di riproduzione di qualche cosa invece che di produzione.
Questi oggetti a superficie piana dipinta si chiamano negativi-positivi perché ognuna delle parti che li compongono è autonoma, come i pezzi che compongono un motore; non esiste una parte che fa da fondo alle altre ma tutte insieme compongono l'oggetto. Se consideriamo invece una pittura astratta o narrativa vediamo che c'è un fondo colorato sul quale è sistemata la composizione, sia questa di figure reali o di figure immaginarie incomprensibili. È evidente che questo fondo crea una atmosfera, una profondità, un rilievo, tutte cose che nella nuova arte concreta non ci devono essere. Se si deve dar forma a un rilievo questo sarà concreto e non finto.
Ne viene di conseguenza che occorre tener conto anche della forma della superficie che si sceglie per dipingere: i quattro angoli o i lati esterni dell'oggetto devono partecipare alla composizione. Una composizione a linee curve avrà un contorno curvo, per esempio. Ed ecco la necessità di tener conto, quando si disegna, di quello che si viene disegnando, non solo da una parte ma da tutte e due le parti della linea. Esempio: dato un quadrato, una linea che passa diagonalmente disegna dai due lati due triangoli. Se noi dipingiamo questi triangoli uno rosso e uno giallo avremo un oggetto semplice fatto di due triangoli ma senza fondo. Se invece prendiamo un quadrato bianco e su questo fondo mettiamo due piccoli triangoli colorati, avremo ancora un quadro astratto cioè la rappresentazione visibile di due triangoli. Il che sta a significare che questo ultimo quadro rappresenta due triangoli mentre il primo è un oggetto concreto fatto di due triangoli.





Forma sinuosa (negativo-positivo) 1940
tempera su carta, cm 17 x 25
coll. priv.





negativo-positivo a forme curve, 1948
priv. coll.





negativo-positivo, 1949 collage su carta





negativo-positivo a forme curve, 1950
olio su tavola cm 50 x 50
coll. priv.




negativo-positivo, 1953-77
acrilici su tela cm 80 x 80
Coll. priv.



Breve storia dei negativi-positivi
Bruno Munari in Domus n.310 1955

Non siamo sicuri della data ma possiamo dire circa mille anni prima di Cristo, i soliti antichi saggi Cinesi crearono il simbolo Yang e Yin dove due forme uguali e opposte ne formano una terza. Questa terza forma, che contiene, anzi è formata dalle altre due è un disco ma non è un disco. Essendo questo simbolo una composizione senza fondo, i due elementi che lo formano non risultano fermi come se fossero appoggiati sopra un fondo, ma restano in perpetuo movimento nello spazio ottico, avanzando e arretrando secondo i casi.
Milioni di persone, antiche popolazioni terrorizzate da spaventose catastrofi naturali e incantate dagli splendori della natura, gente che ancora oggi vive nelle grandi metropoli sognando la vita primitiva o gente primitiva che sogna le grandi metropoli, vedono in questo antico segno il simbolo delle forze opposte generatrici della vita. Yang è la forza positiva: è maschile, è il calore, la durezza, la fermezza, la luce, il sole, il fuoco, il rosso, la base di una collina, la sorgente di un fiume. Yin è il principio negativo: è femminile, è il misterioso, il soffice, l'umido, il segreto, lo scuro, l'evanescente, il torbido e l'inattivo, è l'ombra nord di una collina, è la foce di un fiume.
Yang e Yin sono presenti in tutte le cose, anche nel signor Pwszzk (che è un po' come noi). Anche lui è allegro e triste, buono e cattivo, ha caldo e ha freddo, dorme ed è sveglio, lavora e si riposa. Non è certo sempre così come lo vediamo nel suo ritratto, anche lui è pieno di negativi – positivi. Ma che cosa lo mantiene in vita? E' l'equilibrio delle forze opposte: la fatica alternata al riposo, la luce al buio, il si al no. Nella sua retina un eccesso di luce rossa provoca immagini verdi. Anche il signor Pwszzk è una unità dinamica generata dal dualismo degli opposti.
Nel campo dell'arte l'unità dinamica crea degli oggetti a reazione psicologica. Una buona architettura è una unità dinamica generata dai pieni e dai vuoti perfettamente coerenti e reciprocamente legati.
Una pittura, ormai non più raffigurativa o narrativa, sarà una unità dinamica di colori-forme e non la rappresentazione figurativa di forme astratte come è tutt'ora gran parte della pittura d'oggi.



Rettifica
Testo pubbllicato dalla rivista Art D'aujourd'Hui N.7 1956

La Galleria Denise René di Parigi nel foglio di presentazione alla Mostra Le Mouvement (aprile 1955) e precisamente nelle Notes pour un manifeste a firma Vasarely, espone alcune affermazioni sulle nuove orientazioni della pittura non figurativa.
Crediamo sia nostro dovere fare notare che la composizione pura di cui si parla; cioè il Negativo-Positivo, è dovuta a Bruno Munari, con tutte le sue definizioni, fin dal 1951, come risulta dal quadro cronologico che segue.
Anche la affermazione: La diapositive sera à la peinture ce que le disque est è la musique è pure di Munari; il quale dal 1953 ha realizzato pitture diapositive e le ha proiettate a: Milano, New York e Roma.
Infine si cita Munari fra gli artisti del Movimento dal 1948 al 1955; viceversa la verità è che i primi Plastici Mobili di Munari sono citati dalla stampa italiana nel 1934.
Dato che anche la rivista Art D'Aujourd'hui ha creduto bene di pubblicare Notes pour un manifeste, abbiamo inviato per la pubblicazione alla rivista il seguente quadro cronologico sull'attività di Munari, che ne rettifica le affermazioni:
Giugno 1951 Munari espone al Salon des Realités Nouvelles il primo quadro Negativo-Positivo. Sul Catalogo della mostra è riprodotto il quadro con un breve testo esplicativo.
Gennaio 1952 La rivista Art D'aujourd'Hui pubblica in copertina un Negativo-Positivo di Munari.
Marzo 1952 Prima mostra dei Negativi-Positivi di Munari alla Galleria Bergamini di Milano
Settembre 1952 La rivista Domus pubblica un articolo sui Negativi-Positivi di Munari con numerose illustrazioni in nero e a colori. Nel testo è detto: questi oggetti a superficie piana dipinta si chiamano Negativi-Positivi perché ognuna delle parti che li compongono è autonoma, come i pezzi che compongono un motore; non esiste una parte che fa da fondo alle altre, ma tutte assieme fanno l'oggetto... ed ecco la necessità di tenere conto, quando si disegna, di quello che si viene disegnando, non solo da una parte ma da tutte e due le parti della linea
Maggio 1953 La rivista Magazine of Art di New York scrive a proposito dei Negativi-Positivi di Munari ...but his interest lies further in the advance and recession of planes, and in the possibilities for double-focus - that is, planes that seem to shift their position according to the justaposition
Ottobre 1953 Munari presenta per la prima volta allo Studio B24 di Milano le sue Proiezioni Dirette
Gennaio 1954 La rivista giapponese Idea pubblica 4 Negativi-Positivi di Munari.
Febbraio 1954 La rivista Domus pubblica un articolo sulle proiezioni dirette di Munari con numerose illustrazioni in nero e a colori; mostra le foto di un vetrino (slides) preparato per la proiezione a due fuochi e, nel testo, si legge: ...il vivere moderno ci ha dato la musica in dischi, ora ci da la pittura proiettata...
Maggio 1954 Munari presenta le sue Proiezioni Dirette, col titolo di Munari's Slides al Museum of Modern Art di New York
Giugno 1954 La rivista Art D'Aujourd'Hui pubblica un'intervista di Edgard Pillet con Gillo Dorfles, il quale dice fra l'altro: ... tout recemment, en Italie, Munari vient d'inventer un noveau moye d'expression les Projections Directes, qui consiste in des pellicules peintes et construites avec differentes materiaux transparentes, dont la projection directe donne les plus etranges et suprenentes resultats... E pubblica anche la riproduzione di uno Slide.
Agosto 1954 La rivista Interiors di New York pubblica in copertina un Negativo-Positivo a colori di Munari, e nell'interno fotografie di altri.
Maggio 1955 Munari presenta nuove Proiezioni Dirette alla Galleria di Arte Moderna di Roma.

Il MAC





negativo-positivo 1995
coll. priv.

Bruno Munari. Negativi-positivi.
Exhibition folding, Danese, Milano 1970.

One of the first negatives-positives by Munari was exhibited in 1951 at the Salon des Réalités Nouvelles in Paris. Another show made up exclusively of negatives-positives was later organized at the Bergamini Gallery in Milan in 1952. The basic idea of which these paintings are composed, rests in the fact that each element and form, each part of the surface, can be considered as being the foreground as well as the background. The effect resulting from this, an effect which is known today by the term OP (optical art), is such, that each form found in the work seems as if it changes position, it advances or retreats in the spectator's optic perceptive space, creating chromatic dynamics, an optic instability, depending on how the spectator takes each form into consideration. A similar effect which could be considered as a basic effect, is that common to a checker-board for playing chess: it is difficult to establish if the surface is white covered in part with black squares or viceversa. Every time we attempt to fix our eyes on one subject, it immediately turns itself into the other. Naturally, the chess-board taken from an aesthetic angle, is not in the least bit interesting, because the black and white squares are equal in number. Instead, in the negatives-positives, the author also tries to create an aesthetic interest, by composing quantitative disproportions in space and colour.
In this research, the limits of the work normally enclosed in a square, soon became altered as well, and the complete shape of the whole set of forms of which the negatives-positives were composed, determined an autonomous space, still contained in the square but with an irregular outline, no longer dependent on the canvas for support, but emerging from the shapes themselves. Some of these works were composed in such a way, that there were openings which permitted the wall to enter the composition. The latest projects conceived a whole set of forms in complementary colours which rest on the edge as can be seen in the prints presented here. In this case, the ambiguous effects due to the position of the forms are even more evident.


complicating is easy, simplifying is hard
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